Inflazione: Confesercenti, rallenta ma ancora alta, in difficoltà redditi più bassi. Bene governo su taglio cuneo, ma per rilanciare consumi serve anche detassazione aumenti contrattuali

L’inflazione frena un poco, ma resta ancora sopra i livelli di guardia. Le stime definitive di Istat confermano il rallentamento della corsa degli alimentari, ma anche il ritorno delle tensioni sui beni energetici non regolamentati, che riprendono ad accelerare. Un quadro ancora difficile, dunque, soprattutto per le famiglie a basso reddito, che continuano a perdere potere d’acquisto.

Così Confesercenti commenta la conferma di Istat delle rilevazioni dell’andamento dei prezzi per settembre.

In questo quadro di economia stagnante, il caro vita continua infatti a frenare i consumi e pesare sui bilanci delle famiglie, soprattutto le più deboli.  Lo stesso istituto di statistica sottolinea che nel terzo trimestre 2023 l’impatto dell’inflazione, misurata dall’IPCA, è più ampio sui nuclei con minore capacità di spesa rispetto a quelli con livelli di spesa più elevati (+6,7% e +5,6% rispettivamente).

Per questo condividiamo la scelta del Governo che con la prossima manovra finanziaria, seppur con margini ristretti di intervento ed un orientamento di prudenza e responsabilità, vuole mantenere i fari accesi sul sostegno alla domanda interna, con interventi volti a liberare risorse per famiglie e consumi. In questa direzione, valutiamo positivamente lo sforzo dell’esecutivo di rendere strutturale – o almeno prorogare – la riduzione del cuneo fiscale per i redditi fino a 28-35mila euro, così come l’anticipazione di un primo modulo della riforma fiscale, con accorpamento dei primi due scaglioni di reddito Irpef, finora finanziato solo per il 2024. Bene anche la detassazione dei Fringe benefits, e sostegni per assunzioni e maternità delle lavoratrici, anche se è necessario non dimenticare le lavoratrici indipendenti. Per ridare fiducia a famiglie ed imprese, però, bisogna fare di più. Continuiamo a chiedere la detassazione degli incrementi retributivi contrattuali, nell’ottica di ridurre l’imposizione fiscale sui redditi da lavoro e dare una mano alla ripartenza della contrattazione.

Sarebbe necessario, inoltre, iniziare a mettere in cantiere le parti della riforma fiscale destinate alle imprese: a partire dalla semplificazione e razionalizzazione dei versamenti e della compliance, ma anche pensando a un regime fiscale di vantaggio per i piccoli negozi, che sono quelli che soffrono di più della frenata dei consumi dovuta all’inflazione. Le risorse necessarie potrebbero essere trovate nella Global Minimum Tax, che ha proprio lo scopo di riequilibrare le sperequazioni create dalla concorrenza delle grandi piattaforme digitali internazionali ai danni delle piccole imprese.

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